mercoledì 1 agosto 2012

Nel segno del cambiamento, nel segno dell’unità. Per ripartire, INSIEME.

Duemiladodici, anno complesso. E difficile. Soprattutto difficile. La crisi economica ci accompagna, ormai, da più di tre anni e ci ha costretto a ripensare totalmente il nostro modo di vivere quotidiano. In Italia, poi, complice un ingranaggio obsoleto e poco funzionante e tanti, troppi, anni di malgoverno, essa sembra aver aggravato il suo bilancio, è si è resa colpevole di aver rubato il futuro ai giovani e la dignità a tante donne e tanti uomini che hanno perso posti di lavoro o sono stati costretti a chiudere le loro aziende o a licenziare dipendenti, vedendo così sgretolarsi molte delle certezze che, in una vita intera, avevano costruito.

Abbiamo iniziato questo duemiladodici con l’intervento di un governo tecnico da poco insediato, un governo che si è posto come priorità assoluta quella di risistemare i conti del Paese e restituirci quella credibilità internazionale che era stata offuscata dai troppi scandali, e lo ha fatto con una manovra sì rigorosa e necessaria, ma dura anzi durissima che non ha di certo alleggerito il carico di questa crisi sulle spalle delle famiglie, dei lavoratori, dei giovani, degli anziani, dei più deboli.

E poi questo duemiladodici ha voluto infierire ulteriormente sulla nostra Emilia, spezzandola, appena poche settimane fa, con un terremoto che ha causato morti e che ha lasciato senza casa e senza lavoro un numero troppo alto di nostri conterranei. Una ferita dolorosissima, che colpisce un’area altamente industrializzata e che deve essere rimarginata in fretta perché altrimenti gravissima sarà la sua influenza sull’economia nazionale nonché, ovviamente, su quella della nostra regione. E quindi ora bisogna fare ciò che non spaventa di certo noi emiliani e cioè rimboccarci le maniche e pensare a ripartire. E bisogna pensarci subito e pensarci insieme. 

In una situazione grave e drammatica come quella che stiamo vivendo, gli enti più vicini ai cittadini, i Comuni, dovrebbero avere la forza di garantire e rafforzare i servizi a vantaggio delle categorie più deboli e di chi ha perso il lavoro. E invece purtroppo sono stati ridotti all’osso da anni di continui tagli verticali, e riusciranno sempre meno a garantire quella qualità a cui il nostro territorio è abituato. Ma anche in questo caso la nostra Valsamoggia sta provando a reagire, insieme e unita. La proposta del Comune Unico non è la promessa di un miracolo, ma una concreta opportunità di ristrutturare le nostre istituzioni per rendere più efficaci, più solide, più capaci di garantire servizi di qualità senza farsi legare le mani da vincoli come il patto di stabilità o il blocco delle assunzioni di personale.

Alla fine di questo duemiladodici, che speriamo viri al meglio, tutti i cittadini della Valsamoggia saranno chiamati a votare al referendum consultivo che deciderà se Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno potranno o no diventare un solo, grande e forte comune. Il nostro invito è quello di avvicinarsi all’argomento, comprenderne le motivazioni, i pro e i contro, per arrivare al referendum di fine anno consapevoli e informati. Abbiamo nelle nostre mani la possibilità di scrivere una pagina importante della storia del nostro territorio e del nostro Paese. Vale davvero la pena capire quali opportunità ne derivino.

Federica

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